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La formazione dell'identità
Il processo di formazione dell'identità si può distinguere in due componenti: una di identificazione e una di individuazione. Con la prima il soggetto si rifà alle figure rispetto alle quali si sente uguale e con le quali condivide alcuni caratteri; produce il senso di appartenenza a un'entità collettiva definita come noi (famiglia, fratria, gruppo di pari, comunità locale, nazione fino ad arrivare al limite all'intera umanità). Con la componente di individuazione il soggetto fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia dagli altri gruppi a cui non appartiene (e, in questo senso, ogni identificazione/inclusione implica un'individuazione/esclusione), sia dagli altri membri del gruppo rispetto ai quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale (biografia) che è sua e di nessun altro.
Identità multiple
Tutti noi rivestiamo più ruoli, di conseguenza abbiamo un'identità multipla, definita come identità sociale.
È opportuno, infatti, chiarire che l'identità è contestuale e relazionale, cioè essa può variare in base al contesto, al ruolo che si intende assumere in tale contesto ed alla posizione, autodeterminata o meno, che si gioca (o ci viene fatta giocare dagli altri con le loro identità) all'interno della rete di relazioni e percezioni (simmetriche ed asimmetriche) al cui interno ci si trova inscritti ed attivi.
Esempio: Quando attraverso la dogana quella che conta è la mia identità nazionale e non quella religiosa o professionale.
Proprio per questa molteplicità, perché possa essere compreso il concetto di identità è necessario assumere, allora, che vi debba essere un elemento di riferimento: l'alterità.
dentità fluide
Z. Bauman, nella sua opera La modernità liquida (Laterza, Bari, 1992) definisce la perdita dei confini identitari contestualizzati nell'epoca della post-modernità. In sintesi, se si perdono alcuni riferimenti essenziali per il proprio Io, si vanno a perdere i propri confini identitari, ossia culturali, religiosi, etnici, etc.
Nella sociologia delle migrazioni è un concetto importante quello delle identità fluide transnazionali (di Shiller e Basch).
Estremamente pericoloso è l'uso che dell'identità può fare la politica, per esempio nel caso del nazionalismo spinto all'eccesso, che lega sentimenti di appartenenza a lealismi verso un determinato apparato statale, non di rado conculcando minoranze e spingendo a manifestazioni di xenofobia e a conflitti con paesi confinanti.
Un importante contributo alla comprensione delle dinamiche di costruzione dell'identità sociale, e degli specifici processi psicosociali con cui questa determina i rapporti intergruppi, i processi di nazionalismo, razzismo e xenofobia viene dalla psicologia sociale, ed in particolare dalla teoria dell'identità sociale di Henri Tajfel.
Non identità
Le attuali teorie dell'identità sono sorte nell'ambito della logica identitaria aristotelica per cui A=A e non è possibile che A sia diverso da A. Esistono invece anche teorie logiche della non identità, che quindi contemplano la trasformazione. La più importante di queste è la logica hegeliana. Ralph Waldo Emerson ha invece proposto una filosofia della non-identità personale in senso perfezionistico morale: il perfezionista è sempre alla ricerca del suo prossimo sé, "non ancora raggiunto ma raggiungibile". Nel '900, Pirandello problematizzò l'identità personale in modo esemplare nel romanzo Uno, nessuno e centomila.
In quegli stessi anni Alfred Korzybsky propose un sistema Non-A, non aristotelico, dove ciascun ente o persona va sempre definito non in quanto tale, ma in quanto riferito allo specifico periodo di tempo in cui esiste. Queste teorie di base, se adottate, potrebbero avere conseguenze notevoli, si pensi per esempio alla teoria criminale e al codice penale: Rossi1980 che è stato messo in carcere per il reato commesso nel 1980 non dovrà essere più considerato quel Rossi1983 che sta scontando la pena.
Bibliografia
- Amin Maalouf, Identità, nuova introduzione dell'autore, Milano: Bompiani, 2005 (titolo originale Les identités meurtrières, Parigi 1998) ISBN 88-452-3448-7
- Paolo Terenzi, Identità, in S. Belardinelli, L. Allodi (a cura di), Sociologia della cultura, Franco Angeli, Milano, pp. 89-104...
Logica
In logica l’identità è una relazione definita normalmente come binaria, che intercorre tra una cosa e sé stessa. Cioè l’identità è un predicato duale tale che per ogni “x” e “y”, x = y è vero se e solo se x è lo stesso che “y”.
(Queste definizioni non sono applicabili in alcune aree della logica quantificata, come la logica fuzzy e la teoria fuzzy degli insiemi, ed anche rispetto agli oggetti vaghi).
Identità (filosofia)
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In filosofia l’identità è qualsiasi cosa che rende un’entità definibile e riconoscibile, perché possiede un insieme di qualità o di caratteristiche che la distingue da altre entità. In altri termini, identità è ciò che rende due cose la stessa cosa oppure ciò che le rende differenti.
Metafisica dell’identità
I metafisici e, a volte, i filosofi del linguaggio e della mente, si pongono queste domande:
- Cosa significa per un oggetto essere uguale a se stesso?
- Se x e y sono identici (cioè sono la stessa cosa), devono per forza essere sempre identici? Sono “necessariamente” identici?
- Cosa significa per un oggetto essere lo stesso oggetto, se esso può cambiare con il tempo? (Una mela a t è la stessa mela a t+1?)
- Se le parti di un oggetto sono rimpiazzate una dopo l’altra, in modo che l’oggetto finale sia composto da tutte nuove parti, come nella Nave di Teseo, in che modo i due oggetti sono lo stesso oggetto?
Un'interpretazione classica è quella di Gottfried Leibniz, il quale sostiene che “x” è la stessa cosa di “y” se ogni predicato vero di “x” è vero allo stesso modo di “y”.
Le idee di Leibniz hanno influenzato la filosofia della matematica, in particolare il calcolo dei predicati, attraverso la legge di Leibniz. I matematici a volte distinguno l’identità dall’uguaglianza: in poche parole una “identità” in matematica è un’equazione che è vera per ogni valore di una variabile.
Identità qualitativa e quantitativa
Due oggetti qualsiasi “a” e “b” sono identici “qualitativamente” se “a” e “b” sono dell copie, cioè se sono esattamente simili da ogni punto di vista o, in termini più precisi, se “a” e “b” hanno tutte le proprietà in comune. Un esempio può essere quello di due bicchieri dello stesso modello realizzati dalla stessa ditta. Un altro esempio può essere quello di due atomi di carbonio perfettamente simili tenuti uno nella mano sinistra e l’altro nella destra.
Invece “a” e “b” sono detti identici “quantitativamente” o “numericamente” Se “a e b” sono la stessa cosa, cioè se “a” e “b” sono due modi diversi di chiamare un’unica entità. Ad esempio Superman e Clark Kent sono numericamente la stessa persona (che, a volte, si veste in maniera molto differente). Questa relazione è espressa in matematica con il simbolo “=”, cioè “a” = “b” o, stando al nostro esempio, “Superman” = “Clark Kent”.
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