venerdì 1 febbraio 2008

Giuditta 9,1-17




Un vaso fragile, abitato dall'Onnipotenza di Dio

Giuditta mette in opera il suo piano a partire da Dio. Pur essendo donna d'azione, la radice del suo operare è in lei una preghiera supplice, impregnata di piena consapevolezza dell'Onnipotenza di Dio e della sua impotenza. Tutto il resto avviene di conseguenza. La forza di Dio non consiste nel numero e nella potenza degli eserciti; dunque è col debole braccio di una donna che il mistero della sua onnipotenza annienterà Oloferne, il potentissimo emblematico generale delle forze del male.

cap.IX,1 Nella sua preghiera Giuditta non è solo intenta a chiedere una speciale protezione a Dio, ma a vivere questo cruciale momento della sua vita in un atteggiamento di fede viva. E' collegata col tempio di Gerusalemme, simbolico luogo della grande presenza di Dio; e inizia a pregare quando, di sera, là si offre a Dio l'incenso. Il suo agire acquista dunque un senso offertoriale.

vv. 4b-8a Nell'argomentare di Giuditta in preghiera c'è la sua concezione di un Dio onnipotente che agisce con forza dentro la storia del suo popolo e porta a compimento il suo piano colpendo la protervia, l'orgoglio, la presunzione di un dispiegarsi enorme di mezzi distruttivi solo umani, di cui ben stoltamente il nemico del popolo (e quindi del Dio vero) si vanta. A quanti "si sentono sicuri delle loro armi" Giuditta chiede che si manifesti l'onnipotenza del Dio vero, Signore della vita e dell'universo.

vv. 8b-10 Contro la decisione di profanare il tempio di Gerusalemme e dunque contro l'empietà dissacrante di Oloferne, Giuditta invoca l'irruzione di Dio. Non esita a chiedere che proprio dal debole braccio di una donna, per di più vedova (in un certo senso svuotata del rigoglio della vita!), il Signore si serva per abbattere la superbia di Nabucodonosor e Oloferne.

vv. 11-12 Giuditta sottolinea la contrapposizione: da una parte la iattanza e la superbia di immani forze umane, la cui stoltezza si rivela nel presumere una schiacciante vittoria dentro disegni distruttivi, dall'altra parte il "Dio dei poveri, che aiuta gli oppressi, sostiene i deboli, salva chi è senza speranza". Sì, proprio Lui: il Dio grande "sovrano di tutto l'universo".

vv. 13-14 Può stupirci che Giuditta chieda a Dio di sostenere il suo piano mentre, per colpire Oloferne e l'enorme potenza di Nabucodonosor, si servirà di "parole ingannatrici" e di una spada. Bisognerà però ricordare che l'autore sacro narra questi particolari come accessori del racconto parabolico rivolto per di più a popoli, il cui contesto socioculturale aveva come componente naturale il fare giustizia comunque, anche in modo violento. Del resto, come nella parabola e nella favola, è il grande messaggio che conta: Dio onnipotente difensore degli oppressi, stravince proprio mediante la debolezza dei poveri che si affidano totalmente a Lui.

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